La didascalia

Prologo

Nel cuore del Cristianesimo c’è una serie di parole e atti di origine divina che costituiscono la trama della redenzione, che culmina in Gesù Cristo: l’ultima Parola, l’Atto definitivo. La storia biblica, dunque, è “teodramma” che rivela Dio Uno e Trino. Egli donò se stesso per comunicare la propria luce, vita e amore alle sue creature affinché credessero, donando se stessi al Signore e poi gli uni agli altri, come veri figli di Dio che portano la sua immagine nel mondo.

Il “teodramma” è qui raccontato in cinque atti (cinquantadue scene) di Dio, uno per ogni settimana dell’anno. Dunque, percorriamo insieme la storia della nostra salvezza, orientandoci con il ricordo di: creazione e caduta, esodo, esilio e rimpatrio, la profezia e l’avvento del Messia, il dono dello Spirito Santo e la promessa della nuova creazione. Questo è un invito non solo a osservare l’agire di Dio ma a reagire, diventando anche noi partecipi e testimoni. La Chiesa dimostra la sua comprensione del mondo come il teatro della gloria di Dio e di se stessa come il teatro del vangelo attraverso il suo agire, nelle parole e nei fatti.1 Mentre aspetta i tempi della restaurazione di tutte le cose, la Chiesa interpreta un ruolo nell’Atto IV, il quale è caratterizzato dai tempi di (piccolo) ristoro al livello locale che attestano il regno di Gesù.

La Bibbia è il nostro copione di vita mentre le dottrine assomigliano alla didascalia: sono commenti esegetici che le persone di fede vivono in nuovi contesti. Sono le istruzioni sull’agire di Dio e la sua regia affinché a noi venga data la chiamata di interpretare un ruolo missionale nella trama salvifica: chi pone fiducia in Gesù è scritturato per la parte del discepolo che, attraverso l’adorazione, la missione e la fratellanza, testimonia la verità, la bontà e la bellezza di Gesù Cristo. La sana dottrina accende l’immaginazione, facendo da lente attraverso cui vediamo il mondo con occhi nuovi. Attraverso le lenti della dottrina s’impara a distinguere il vero dal falso e a navigare il variegato mare della quotidianità.

5 ATTI DI DIO
RACCONTATI IN 52 SCENE
ATTO PRIMO

La creazione

ATTO I (La creazione)
Scena I: Dio vive
Riferimento: Genesi 1

L’Eterno è un solo eterno, l’IO SONO tripersonale: il Padre agisce, il Figlio è l’agente e lo Spirito ne anima l’azione. In questa Trinità non c’è prima o dopo, maggiore o minore; tutt’e tre le persone sono indivisibili, inconfondibili e coinerenti. Si muovono unitamente, spinti dall’unico impulso di donare se stessi dandoci tutto ciò che riguarda la vita e la pietà.

ATTO I (La creazione)
Scena II: Dio parlò
Riferimento: Genesi 1

Dio parlò nel principio e ruppe il vuoto. Pronunciò parole e l’informe acquisì forma e vita. Benedisse l’essere umano dandogli un compito e stabilendo un rapporto pattizio con lui. Dio agisce e si rivela attraverso la parola che rivolse ai padri molte volte e in molte maniere per mezzo dei profeti, e in quest’ultimi giorni, per mezzo del Figlio.

ATTO I (La creazione)
Scena III: Dio creò
Riferimento: Genesi 1-2

Dio creò i cieli e la terra, piantando un giardino in Eden come dimora della sua presenza. Separò la luce dalle tenebre, conferendo ad ogni cosa il suo senso e la sua natura. Dio Uno e Trino formò l’essere umano a sua immagine, conforme alla sua somiglianza affinché si moltiplicasse, allargasse il giardino e vivesse la figliolanza fiduciosa in comunione con lui. Poi Dio si riposò, dimorando con l’essere umano nel luogo santissimo che aveva creato.

ATTO I (La creazione)
Scena IV: Dio inseguì
Riferimento: Genesi 3

Dio inseguì i ribelli con un colpo di scena sconvolgente. Adamo ed Eva desiderarono vivere autonomamente, ciascuno definendo a modo suo il bene e il male, tentando di detronizzare il creatore. In questo si resero schiavi di Satana, si staccarono dalla fonte di vita e si consegnarono alla morte. Fallito il compito e profanato il giardino, essi si allontanarono dalla presenza del Signore.

ATTO I (La creazione)
Scena V: Dio condannò
Riferimento: Genesi 3

Dio condannò la maledizione recata dal peccato che corrompe ogni relazione tra Dio, gli esseri umani e il creato. Il Signore giudicò al fine di ristabilire la giustizia nel mondo che fu sottoposto all’ingiustizia, ponendo inimicizia fra la progenie del serpente e la progenie della donna e promettendo un salvatore che avrebbe distrutto per sempre il male, la malattia e la morte.

ATTO I (La creazione)
Scena VI: Dio confermò
Riferimento: Genesi 4-11

Dio confermò l’immagine divina e giudicò ciò che non era conforme attraverso due eventi: un diluvio, per conservare il mondo e, in seguito, una diaspora quando confuse le lingue. Il Signore incaricò Noè di agire come figlio fiducioso e buon amministratore degli animali, e comandò i suoi discendenti di moltiplicarsi e riempire la terra con la progenie della donna. Il patto con Noè e la dispersione a Babele implicano che gli scopi di Dio non possono essere impediti. Tuttavia, l’umanità è responsabile di mettere in scena il vicereame sacerdotale e la figliolanza fiduciosa per cui fu creata. Purtroppo, come il primo Adamo, Noè e i suoi discendenti finirono per fallire, lasciando in sospeso come Dio avrebbe risolto la trama.

ATTO SECONDO

La chiamata

ATTO II (La chiamata)
Scena I: Dio vincolò
Riferimento: Genesi 12-20

Dio si vincolò con un giuramento, stabilendo con e attraverso Abramo un patto in quattro parti che riguardava una progenie, un luogo, un re e un regno, nonché una benedizione per tutte le nazioni. Siccome la corruzione era endemica, Dio in sostanza maledisse se stesso, poiché promise di adempiere agli obblighi sia divini che umani del patto. Questa speranza è l’ancora della nostra anima: la fedeltà di Dio nei nostri confronti non dipende dalla nostra fedeltà nei suoi confronti.

ATTO II (La chiamata)
Scena II: Dio agì per primo
Riferimento: Genesi 21-38

Dio agì per primo per garantire l’efficacia della sua promessa: rese fecondi i corpi svigoriti di Abraamo e Sara, fornì il sostituto sacrificale per risparmiare l’amato figlio Isacco e scelse Giacobbe, che era l’ultimo, per farlo diventare il primo. Così facendo, egli capovolse le aspettative, fece rivivere i morti e chiamò all’esistenza le cose che non sono, dimostrando che non dipende da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. Noi dunque possiamo sperare contro ogni speranza e fortificarci nella fede, sapendo che non c’è niente che sia troppo difficile per il Signore.

ATTO II (La chiamata)
Scena III: Dio redense
Riferimento: Genesi 39-50

Dio redense il male e lo convertì, facendone uno strumento provvidenziale e salvifico. Giuseppe soffrì, ma Dio era con lui per rivelare la sua gloria, salvare un popolo e benedire le nazioni. Solo il Dio di ogni consolazione può, come fece con Giuseppe, farci dimenticare ogni affanno e rendere feconde le nostre afflizioni, attraverso le quali impariamo una paziente ubbidienza e possiamo poi consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione. In altre parole, nulla è sprecato nell’economia di Dio.

ATTO II (La chiamata)
Scena IV: Dio liberò
Riferimento: Esodo 1-18

Dio liberò il suo popolo perché udì il grido degli afflitti e ricordò il patto con Abraamo. Salvò Israele dalla schiavitù per far conoscere alle nazioni il suo nome e la sua gloria. Attraverso l’esodo Dio «chiamò suo figlio fuori dall’Egitto» per ripristinare la sua immagine, la sua somiglianza.

ATTO II (La chiamata)
Scena V: Dio costituì
Riferimento: Esodo 19-31

Dio costituì l’Adamo collettivo (Israele) che fra tutti i popoli era il suo tesoro particolare, un regno di sacerdoti, una nazione in missione che doveva praticare la giustizia e il giubileo. La vita che viveva era per grazia di Dio e richiedeva l’ubbidienza della fede e l’osservanza del patto. Quest’ultimo aveva due funzioni: da un lato, la legge benediceva se il popolo adempiva il compito che la nuova identità gli aveva conferito; dall’altro, la legge malediceva, testimoniando contro il popolo ribelle che era sotto la sua custodia in attesa di colui che doveva venire.

ATTO II (La chiamata)
Scena VI: Dio scrisse
Riferimento: Esodo 19-31

Dio scrisse sulle tavole di pietra le parole del patto (il Decalogo) e le diede a Mosè affinché insegnasse al popolo in modo autorevole leggi e prescrizioni da mettere in pratica. Da lì in poi, i servi e i profeti che parlavano da parte di Dio sospinti dallo Spirito Santo, lasciarono una sufficiente testimonianza scritta, infallibile in tutte le sue parti; una rivelazione riconciliatoria riguardante gli statuti, le profezie e soprattutto l’agire del Signore. Dunque, i libri canonici sono autorevoli perché l’Autore stesso concede la propria autorità per autorizzare una missione alle nazioni, missione guidata dalla parola che egli stesso ispirò e autenticata dall’esperienza del credente che Gli ubbidisce.

ATTO II (La chiamata)
Scena VII: Dio si ingelosì
Riferimento: Esodo 32

Dio si ingelosì quando il suo popolo si corruppe facendosi un dio su misura, il vitello d’oro. Tutti si prostrarono davanti all’inanimata vacca, attribuendo al metallo fuso il merito della propria salvezza dalla schiavitù. Come Adamo ed Eva, anche Israele rinunciò alla sua vocazione di portare l’immagine del Creatore in missione alle nazioni, servendo invece la creatura. Adorando ciò che li distruggeva, diventò simile al bue ostinato, cioè un popolo dal collo duro incline ad allontanarsi dal suo Signore.

ATTO II (La chiamata)
Scena VIII: Dio velò
Riferimento: Esodo 33-40

Dio velò la sua gloria nel viso di Mosè perché, nell’adorare il vitello d’oro, il popolo aveva svelato la vera condizione del proprio cuore, dimostrandosi duro e ribelle e dunque incapace di ospitare la santità del Signore. Questo fu un atto di giudizio e di misericordia: giudizio perché impedì al popolo di vedere pienamente la gloria di Dio; misericordia perché una tale visione lo avrebbe consumato come un fuoco divampante. Questo velo avrebbe caratterizzato la relazione tra Dio e il popolo fino alla venuta di colui nel quale esso sarebbe stato abolito.

ATTO II (La chiamata)
Scena IX: Dio abitava
Riferimento: Il libro di Numeri

Dio abitava con il suo popolo, egli era con loro. La colonna di nuvola e fuoco segnava la sua presenza. Il tempio è l’edenico avamposto che ricordava al popolo di Israele di essere costituito e tutelato da Dio affinché vivesse nel mondo con uno stile missionale, anticipando il giorno in cui la gloria di Dio avrebbe riempito i cieli e la terra.

ATTO II (La chiamata)
Scena X: Dio conquistò
Riferimento: Il libro di Giosuè

Dio conquistò il paese di Canaan per affidarlo alla custodia di suo figlio Israele e per farne così l’avamposto della nuova creazione. Mentre Adamo aveva fallito in quanto non aveva scacciato il serpente dal giardino, questo nuovo Adamo dovette estirpare dal paese ogni traccia di male per renderlo puro, idoneo alla santa dimora di Dio. Essendo innanzitutto una battaglia contro i dominatori di questo mondo di tenebre e le forze spirituali della malvagità, la conquista di Canaan mirava anche a salvaguardare la santità del popolo, perché solo così avrebbe potuto brillare come luce alle nazioni.

ATTO II (La chiamata)
Scena XI: Dio rifiutò
Riferimento: Il libro di Giudici

Dio rifiutò la rinuncia del suo popolo, non negò il suo amore nonostante Israele avesse disubbidito alla sua voce, prostituendosi ad altri dèi e prostrandosi davanti a loro. Attraverso le conseguenze dell’idolatria, Dio mise alla prova Israele, per vedere se si sarebbe attenuto alle sue vie oppure no. I figli d’Israele aggravarono le tenebre, facendo ciò che è male agli occhi del Signore. Dimenticarono il Signore, il loro Dio, e servirono gli idoli. In quel tempo non c’era re in Israele e ognuno faceva ciò che gli pareva meglio. Trovandosi spesso nei guai e disperati, i figli d’Israele gridarono più volte al Signore ed egli fece sorgere per loro dei giudici che conquistarono liberazioni temporanee. Il Signore non lascerà mai che la sua fedeltà venga meno.

ATTO II (La chiamata)
Scena XII: Dio ascoltò
Riferimento: Il libro di 1 Samuele

Dio ascoltò la preghiera della sua serva Anna, che pur essendo sterile, pregava il Signore per avere un bambino. Egli ascolta la preghiera degli afflitti e non disprezza la loro supplica. Detronizza i potenti e innalza gli umili. La preghiera degli uomini retti gli è gradita, ha una grande efficacia, ma il sacrificio e le preghiere degli empi sono abominio per il Signore. L’angoscia di Anna si trasformò in gioia quando partorì un figlio e gli diede il nome «Samuele», colui che si sarebbe sostituito ai figli corrotti di Eli, diventando l’ultimo dei giudici e il primo a scorgere l’Unto di Dio.

ATTO II (La chiamata)
Scena XIII: Dio stabilì
Riferimento: I libri di 2 Samuele e 1 Cronache

Dio stabilì Davide e il suo lignaggio come monarchia perenne d’Israele. Il re fu rappresentante sia di Dio (per regnare sul popolo) sia del popolo, (affinché la sua condotta determinasse la realtà di tutti). Tappa decisiva nella storia, il patto davidico prevede un regno eterno e universale in cui si realizza la benedizione promessa ad Abraamo tramite il Figlio (la progenie) a cui ubbidiranno tutti i popoli.

ATTO II (La chiamata)
Scena XIV: Dio istruì
Riferimento: I libri poetici e sapienzali

Dio istruì il suo popolo a praticare la cordialità pattizia (codificata nella legge) nei confronti del vicino e dello straniero. Negli scritti della saggezza troviamo varie reazioni del popolo al proposito divino, che furono inglobate nell’avvenimento rivelatore diventando parte integrante del canone. Questa istruzione stuzzica l’immaginazione, stimola l’intelletto, forma gli affetti e allena il corpo del popolo in missione. Gli scritti della saggezza, letti responsabilmente secondo i loro generi letterari, sono tesori inestimabili per il popolo di Dio, utili sempre a insegnare, a riprendere, a correggere e a educare alla giustizia.

ATTO II (La chiamata)
Scena XV: Dio permise
Riferimento: I libri di 1 e 2 Re e di 1 e 2 Cronache

Dio permise che il suo popolo lo respingesse senza, però, abbandonarlo perché gli si era vincolato con un giuramento santo per benedirlo, e tramite esso, tutte le famiglie della terra. Tuttavia, questa unione unica e santa ebbe l’effetto tragico di portare il peggio d’Israele alla luce, sottoponendolo, invece, alla maledizione della legge. Accadde in questo modo: invece di essere il sale della terra e la luce del mondo, gli Israeliti, indotti dal re Salomone, andarono dietro a cose vane, diventando vani essi stessi, e andarono dietro alle nazioni circostanti, che il Signore aveva loro proibito d’imitare. Per questo, Dio li abbandonò in balia del loro desiderio di autonomia, permettendo che essi andassero incontro alla propria rovina. Il re Geroboamo, volendo che fosse fatta la sua volontà, si ribellò alla monarchia davidica e divise il regno. Fece pure due vitelli d’oro, attribuendo al metallo fuso la salvezza d’Israele dall’Egitto. Ciò diventò occasione di peccato per molti e dispiacque al Signore.

ATTO II (La chiamata)
Scena XVI: Dio lamentò
Riferimento: I libri profetici prima dell'esilio

Dio lamentò l’infedeltà della sua sposa, il popolo con cui aveva stabilito il patto perché fosse suo, la vigna che aveva piantato sopra una fertile collina. Lo Sposo aspettava che la moglie fosse fedele, invece ella si prostituì con gli dèi stranieri. Il Vignaiolo aspettava che la vigna facesse uva, invece fece uva selvatica. Il Signore pianse a causa della necessità di un castigo proporzionato all’idolatria che rese il popolo conforme all’immagine degli idoli. Lungi dall’essere contrario al suo amore, il giudizio di Dio è sempre la manifestazione del suo amore nei confronti di chi resiste alla sua benevola volontà.

ATTO II (La chiamata)
Scena XVII: Dio castigò
Riferimento: Gli ultimi capitoli di 2 Re e 2 Cronache e i libri profetici al tempo dell'esilio

Dio castigò il popolo diviso, esiliandolo tra le nazioni alla cui immagine diventò conforme. Fallito il compito e profanato il luogo promesso, Israele e Giuda replicarono il peccato di Adamo, facendo piombare tutte le maledizioni della legge. In quanto allo strumento pattizio (per la benedizione del mondo), il popolo infedele sembrò mettere in dubbio la fedeltà di Dio.

ATTO II (La chiamata)
Scena XVIII: Dio signoreggiavaRiferimento: I libri di Daniele ed Ester

Dio signoreggiava sulle nazioni proprio quando sembrava aver perso il controllo o sembrava essere assente. Nonostante la distruzione del paese e la deportazione del popolo, il Signore dimostrò, per mezzo di Daniele e i suoi compagni, di essere l’Altissimo il cui dominio è un dominio eterno e il cui regno dura di generazione in generazione. Egli agisce come vuole con l’esercito del cielo e con gli abitanti della terra, e non c’è nessuno che possa fermare la sua mano.

ATTO II (La chiamata)
Scena XIX: Dio ricondusse
Riferimento: I libri di Esdra e Neemia

Dio ricondusse il popolo nella terra promessa dopo il castigo dell’esilio per mantenere fede alla sua parola. Tuttavia il rimpatrio geografico non segnalò l’epilogo dell’esilio, in quanto il popolo viveva ancora in grande angoscia, sottoposto ai pagani e schiavo del peccato. Avendo posto le fondamenta di un tempio inferiore al primo, non si poteva distinguere il rumore delle grida di gioia da quelle del pianto, un avvenimento che mise in evidenza il vero ma solo parziale adempimento delle promesse di Dio. Il popolo dunque viveva nella speranza che un giorno il Signore avrebbe ricostruito sulle antiche rovine una casa più gloriosa della precedente.

ATTO II (La chiamata)
Scena XX: Dio promise
Riferimento: I libri profetici

Dio promise attraverso i profeti che, nonostante il fallimento d’Israele, l’intero mondo sarebbe stato riempito dalla sua gloria. Sarebbero però stati necessari un nuovo esodo e un nuovo patto per costituire un nuovo popolo, il  cui ultimo Adamo sarebbe stato il primo. Si aspettava con ansia la venuta del Messia vittorioso che avrebbe benedetto Israele e le nazioni, il Servo sofferente che avrebbe tolto i loro peccati.

ATTO TERZO

Il Cristo

ATTO III (Il Cristo)
Scena I: Dio scelse
Riferimento: Il vangelo

Dio scelse, prima della fondazione del mondo, di essere Emanuele (Dio con noi), manifestato in Gesù Cristo, nel quale ha abitato corporalmente tutta la pienezza della Deità. Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è colui che l’ha fatto conoscere. Non c’è dunque un Dio nascosto dietro le spalle di Gesù; l’inscrutabile volontà di Dio è resa scrutabile in Cristo, l’unico specchio nel quale contempliamo la nostra elezione. Infatti è in lui che Dio, nel suo amore, ha predestinato il suo popolo a essere conforme all’immagine del Figlio. Poiché Gesù è il Dio Elettore e l’Uomo eletto, l’elezione è solo buona notizia. Essendo l’Amato (colui che si sostituisce al ripudiato), il Figlio di Dio non è stato e no, ma è sempre solo stato pronunciato su di noi. Perciò chiunque per mezzo dello Spirito non resiste ma pronuncia l’Amen alla gloria di Dio è reso saldo e sicuro nella conoscenza della propria elezione in Cristo, al fine di partecipare al ministero della riconciliazione.

ATTO III (Il Cristo)
Scena II: Dio venne
Riferimento: Il vangelo

Dio venne nella persona di Gesù il Cristo; la Parola diventò carne e dimorò tra di noi. Pienamente Dio e pienamente umano, il Figlio è la rivelazione perfetta del Padre e l’immagine matura in cui saranno trasformati i figli che credono nel suo nome. Giunta la pienezza del tempo, Gesù si incarnò nel seno della vergine Maria per compiere la missione della progenie della donna, di Abraamo e di Davide, manifestandosi nel protagonista attraverso cui culmina la trama biblica.

ATTO III (Il Cristo)
Scena III: Dio si rivelò
Riferimento: Il vangelo

Dio si rivelò definitivamente per mezzo di suo Figlio dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri attraverso i profeti. Poiché questa Parola è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, è solo in essa che possiamo conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti. Sappiamo dunque che le cose occulte del Signore non contraddicono né capovolgono le cose rivelateci in Cristo e tramandateci nella salda parola profetica, ossia le scritture, che sono per noi una lampada splendente in luogo oscuro.

ATTO III (Il Cristo)
Scena IV: Dio amò
Riferimento: Il vangelo

Dio amò il mondo che aveva creato mandando il suo unico Figlio per salvarlo. Il suo amore è una ricerca inarrestabile (fino alla morte) dei nemici che lo odiano. Dio ci ama come siamo, ma ci vuole troppo bene per lasciarci così; il suo amore, dunque, giudica e purifica, ferisce e guarisce, spezza e ricrea.

ATTO III (Il Cristo)
Scena V: Dio inaugurò
Riferimento: Il vangelo

Dio inaugurò il mondo a venire manifestando la sua fedeltà pattizia attraverso il Messia. Gesù è il Profeta che annuncia l’arrivo del regno di Dio e il Re che lo stabilisce. Nel suo ministero, Gesù si dimostra Sacerdote, Mediatore del nuovo patto e Tempio in cui si incontrano il cielo e la terra. Insegna e impersona la vita della nuova creazione, offrendola a tutti coloro che si ravvedono sia dei propri peccati che dei propri meriti, e che ripongono la propria fiducia in lui.

ATTO III (Il Cristo)
Scena VI: Dio si fidò
Riferimento: Il vangelo

Gesù era Dio nell’imputare a se stesso, attraverso la sua umanità vicaria, il castigo della nostra ribellione. Essendo diventato simile ai suoi fratelli in ogni cosa, Gesù visse una dipendenza fiduciosa dal Padre, mettendo in scena la fede responsoriale alla regia divina. Crebbe in sapienza, in saggezza e in grazia davanti a suo Padre e agli uomini. Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì avendo un continuo bisogno di sostegno divino e di forza dallo Spirito Santo. Infine pregò, «sia fatta la tua volontà», mostrandoci il vero ordine (potere nella debolezza) tramite cui gli esseri umani vincono il male.

ATTO III (Il Cristo)
Scena VII: Dio cominciò
Riferimento: Il vangelo

Dio cominciò a risanare il creato travagliato e sottoposto alla corruzione. Nel guarire i malati, scacciare i demoni, calmare le tempeste e risuscitare i morti, Gesù presentò in anteprima il mondo che sarà quando la volontà di Dio sarà fatta in terra come in cielo. L’opera di Gesù rivelò il futuro nell’era presente, senza però realizzarlo pienamente. Questa tensione tra il già e il non ancora del regno caratterizza la Storia fino al compimento dell’atto finale.

ATTO III (Il Cristo)
Scena VIII: Dio mangiò
Riferimento: Il vangelo

Dio mangiò cibi semplici e vini bastevoli mentre noi assaggeremo dei cibi succulenti e dei vini raffinati al banchetto a venire. Il Cristo manifestò la gloria di Dio quando trasformò l’acqua in vino, quando moltiplicò il pesce e i pani nel deserto e quando festeggiò il ritorno del figlio prodigo. Il suo tavolo riconcilia i nemici e la sua ospitalità accoglie tutti quelli che ne sono indegni (peccatori, emarginati, e stranieri), rovesciando ogni aspettativa e scandalizzando quelli che si reputavano giusti. Inoltre, Gesù imbandì un pasto come simbolo centrale della sua morte e invitò i suoi discepoli a una partecipazione personale al nuovo esodo, al nuovo patto e alla vita cruciforme che la sua cena raffigura.

ATTO III (Il Cristo)
Scena IX: Dio soffrì
Riferimento: Il vangelo

Dio soffrì come Uomo di dolore, ben conoscendo ogni nostro patire. Egli si immedesimò con noi nelle nostre debolezze, essendo tentato come noi in ogni cosa, senza però commettere peccato. Gesù non spiegò perché soffriamo; piuttosto entrò nelle nostre sofferenze per redimerle tutte. Pur essendo stato affamato, egli saziò; stanco, diede riposo; addolorato, confortò; rifiutato, accolse; abbandonato, rimase sempre fedele.

ATTO III (Il Cristo)
Scena X: Dio morì
Riferimento: Il vangelo

Dio morì su una croce romana il venerdì della Pasqua ebraica, incriminato come Re dei Giudei. È lì che Gesù ci fece conoscere appieno il Dio che dona se stesso. Vediamo lo splendore della sua gloria nell’orrore della croce, la profonda armonia tra amore e ira, tra misericordia e giustizia. In quanto  rappresentante d’Israele, e perciò del mondo, egli prese il nostro posto, subendo il giudizio da noi meritato e condannando il peccato nella sua carne. Egli è il Sacerdote che offrì se stesso una volta per sempre, togliendo il peccato dal mondo e acquistando a Dio un popolo. È il Re che usò il suo potere non per essere servito ma per servire, donando la sua vita come prezzo di riscatto per molti. Superata la tentazione nel giardino e schiacciato il capo del serpente, quest’Ultimo Adamo esaurì la maledizione, trasformando l’albero del giudizio nell’Albero della Vita.

ATTO III (Il Cristo)
Scena XI: Dio risuscitò
Riferimento: Il vangelo

Dio risuscitò dai morti la domenica dopo la crocifissione, il primo giorno della nuova creazione. Nel risuscitare suo Figlio, il Padre lo dichiarò potentemente e pubblicamente il vero Signore del mondo, l’Erede di tutte le nazioni, il Giusto, pur essendo da esse condannato. Confermò inoltre che il sacrificio di Gesù è sufficiente ed efficace per salvare tutti coloro che ripongono la propria fiducia in lui. Gesù risorse come la primizia del nuovo creato, il primo in cui la morte e la maledizione sono annientate per sempre. Quelli che sono uniti a Cristo per fede sono scritturati nella sua identità: sono morti al peccato, sono vivificati per camminare in novità di vita e sono coeredi di ogni benedizione dal Cristo ottenuta.

ATTO III (Il Cristo)
Scena XII: Dio regna
Riferimento: Il vangelo

Dio regna finalmente mediante il Figlio d’Uomo. Dopo aver compiuto l’opera per cui era stato mandato, Gesù ascese a Dio e si sedette sul trono alla sua destra. Incoronato di gloria e d’onore, Cristo regna per mettere ogni cosa sotto il suo dominio, riconciliando in se stesso quanto è in cielo e in terra. Gesù uomo è l’unico mediatore tra Dio e l’umanità, il Sommo Sacerdote che intercede per quelli che si avvicinano a Dio per mezzo di lui. Per questo può salvarli perfettamente, garantendo che nulla li separerà mai dall’amore di Dio. In attesa del suo ritorno, Gesù manda lo Spirito di Dio per dimorare nei suoi seguaci, rendendoli capaci di fare discepoli e fondare chiese moltiplicabili che offrono in diretta delle anteprima del regno di Dio.

ATTO QUARTO

La chiesa

ATTO IV (La Chiesa)
Scena I: Dio fondò
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio fondò la sua chiesa (assemblea) per anticipare in forma concreta il giorno in cui raccoglierà in Cristo tutte le cose nel cielo e sulla terra. La Chiesa è una, pur essendo composta da membri diversi, perché il Dio che la creò e la sostiene è Uno e Trino. Poiché la nostra unità è donata dal Padre e conservata dallo Spirito secondo la preghiera del Figlio, essa è una realtà da riconoscere piuttosto che un obiettivo da perseguire. La Chiesa è santa perché Cristo la amò e donò se stesso per lei una volta per sempre. Uniti a Cristo, siamo già santi perché egli è il Santo; siamo tutti sacerdoti perché egli è il Sacerdote; siamo eletti perché egli è l’Eletto; siamo primizia di «nuova creazione» perché egli farà nuove tutte le cose. La Chiesa è cattolica, perché tutti coloro che confessano con consapevolezza: «Gesù è il Signore di tutti!» sono immersi per lo Spirito nella comunione universale del popolo di Dio. Siamo cristiani evangelici, una tradizione cattolica che afferma la storica fede cristiana mentre cerca di richiamare la Chiesa romana ai principi di sola Scrittura, solo Cristo, sola Grazia, sola Fede, e solo a Dio la gloria. Infine, la Chiesa è apostolica, perché rimane fedele al vangelo predicato dagli apostoli di Gesù, imitando il loro esempio nel fare di tutte le nazioni discepoli di Cristo, battezzandoli e insegnandogli ad osservare tutto ciò che Gesù comandò.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena II: Dio governa
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio governa la chiesa direttamente attraverso la sua parola per mezzo della quale le comunica tutt’oggi. I due tipi di conduttori ecclesiali, ovvero i pastori (uomini chiamati anche anziani e vescovi) e i diaconi (comprese anche le diaconesse) non sono altro che servi della parola di Dio, essendo dotati da Cristo e riconosciuti dalla comunità per perseguire il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo. Il capo supremo ed unico della chiesa è Cristo, a cui i pastori e i diaconi devono rendere conto come amministratori della casa di Dio. Ai pastori Gesù affida due responsabilità principali: l’insegnamento e la difesa del vangelo e la cura autorevole della famiglia cristiana (la comunità ecclesiale). Inoltre, egli costituisce i diaconi quali assistenti pastorali, scelti in base alla loro maturità e ai loro doni spirituali per aiutare i pastori nel servire la chiesa. I pastori e i diaconi non sono una classe superiore nella chiesa ma piuttosto i primi tra i pari, fratelli tra fratelli, e servi dei servi di Dio che pascono il gregge di Dio e vegliano sulle anime, non per obbligo né per vile guadagno, non come dominatori ma volenterosamente, di buon animo, come esempi da imitare.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena II: Dio incorpora
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio incorpora persone di ogni tribù, lingua, gente e nazione nella chiesa, costituendole come corpo di Cristo tramite il battesimo dello Spirito che ci unisce al popolo del nuovo esodo, della nuova creazione e della nuova umanità. In questo corpo noi siamo membra l’uno dell’altro, resi capaci di amare e di essere amati, di servire e di essere serviti, di disciplinare e di essere disciplinati. Come in un corpo ci sono molte membra che hanno funzioni diverse, così è nel corpo di Cristo: a tutte le membra lo Spirito concede diversi doni spirituali per l’edificazione comune. I doni non sono tutti uguali, ma non per questo ce ne sono alcuni meno importanti. Anzi, la chiesa giunge all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio solo nella misura del vigore di ogni singola parte.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena IV: Dio santifica
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio santifica il suo popolo attraverso l’unione con Cristo il Santo mediante lo Spirito. Con un’unica offerta, Gesù rese perfetti per sempre coloro che sono santificati. Essendo l’unico mediatore tra Dio e gli uomini, egli è il Vincitore divino che portò a compimento la nostra salvezza, il Credente umano che sopperì alla nostra risposta. Questa santificazione posizionale è dunque una realtà imprescindibile in cui viviamo anziché una meta a cui dobbiamo arrivare. Poi, riconoscendo che la nostra vita è ora nascosta con Cristo in Dio, ci adoperiamo per svelare questa realtà progressivamente nella quotidianità. Portiamo la croce perché con Cristo siamo stati già crocifissi. Diventiamo più santi perché in Cristo siamo già santi. Impieghiamo tutte le nostre forze perché Cristo è già il nostro riposo perfetto. L’azione per mezzo della quale tutto ciò avviene è una relazione: con il Padre nel Figlio tramite lo Spirito, solo per grazia, solo per fede.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena V: Dio dimora
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio dimora nel suo popolo, il suo santo tempio, anticipando il giorno in cui tutto il creato diventerà il luogo santissimo. Gesù, dopo aver compiuto l’opera per cui era stato mandato, mandò il suo Spirito per convincere il mondo circa il peccato, la giustizia e il giudizio, persuadendolo del vangelo predicato. Lo Spirito pertanto non parla di suo ma conferma e sigilla nei nostri cuori la testimonianza di Gesù Cristo tramandata nelle scritture. Così lo Spirito ci unisce a Cristo, servendo come pegno della nostra eredità, attestazione della nostra adozione come figli di Dio, e agente della nostra progressiva santificazione. Insieme alla parola, lo Spirito è la luce che illumina gli occhi cechi, l’alito vitale che risuscita i morti e la sorgente d’acqua che scaturisce in vita eterna. Dove c’è lo Spirito, lì c’è la libertà di contemplare a viso scoperto la gloria del Signore e di essere trasformati nella sua stessa immagine.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena VI: Dio riconciliò
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio riconciliò con sé il mondo mediante la morte di suo Figlio. Abbatté il muro di separazione abolendo nel suo corpo terreno la causa dell’inimicizia. Il Messia cancellò la maledizione, divenendo maledizione per noi, affinché la benedizione di Abraamo venisse su noi stranieri. Il Padre volle stroncare il Figlio con i patimenti perché in questo si dimostrò sia giusto che amorevole: giusto perché, volendo manifestare al mondo il suo amore leale, mantenne la promessa fatta ad Abraamo; amorevole perché, volendo rivestirci della sua giustizia, fece ricadere su Gesù l’iniquità di noi tutti. Ora ha affidato a noi la parola della riconciliazione. Comportiamoci dunque da ambasciatori per Cristo, interpretando in nuovi contesti, con fedeltà e creatività, la vocazione umana di vicereame sacerdotale e di figliolanza fiduciosa, sotto la guida e il buon governo di Cristo asceso.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena VII: Dio celebra
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio celebra le meraviglie della sua gloria radunandoci alla sua presenza affinché proclamiamo le virtù di colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Gesù non si vergognò di chiamarci fratelli, ma ci portò nella casa del Padre suo e nostro. Mentre cantiamo e preghiamo, è Gesù che conduce le lodi in mezzo all’assemblea. Mentre ascoltiamo l’insegnamento e ci esortiamo a vicenda, è Gesù che ci istruisce con la sua parola. Al tavolo del Signore, il rompere il pane e il bere il vino ci ricordano che noi siamo il corpo di Cristo e membra gli uni degli altri. Non sono il pane e il vino ma siamo noi ad essere trasformati dallo Spirito, essendo divenuti partecipi del nuovo patto e della figliolanza di Gesù Cristo. Durante la cena del Signore, celebriamo la nostra comunione con Gesù per mezzo del suo Spirito; al tempo stesso, piangiamo la sua assenza e proclamiamo la sua morte finché egli venga. Non abbandoniamo la nostra comune adunanza perché per mezzo di essa ci uniamo alla festante riunione dell’assemblea celeste, conservando la fede apostolica e pregustando le delizie della cena nuziale dell’Agnello.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena VIII: Dio giustifica
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio giustifica, ossia dichiara giusto, chi crede in Gesù, così come il nostro antenato Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia. Dio disse ad Abraamo: «in te saranno benedette tutte le nazioni», quindi noi che abbiamo fede siamo figli del credente Abraamo, eredi del mondo secondo questa promessa. La giustificazione perciò è una grazia concessa in Gesù Cristo, non in virtù delle nostre opere ma in virtù delle sue: visse per noi, credette per noi, ubbidì per noi, morì per noi, risuscitò per noi, e ora regna! È la sua fedeltà che giustifica, e lui è l’oggetto della fede salvifica affinché, com’è scritto: «chi si vanta, si vanti nel Signore».

ATTO IV (La Chiesa)
Scena IX: Dio intercedette
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio intercedette per i colpevoli nella persona di Cristo, che intercede tuttora per noi presso il Padre; perciò solo lui è l'unico mediatore esistente fra Dio e l'essere umano, non Maria né i santi né la chiesa. Poiché non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, possiamo entrare liberamente alla presenza di Dio. Inoltre l’azione consolatrice dello Spirito di Cristo costituisce la sua presenza in noi, viene in aiuto alla nostra debolezza e prega il Padre con sospiri ineffabili quando non sappiamo pregare. La sofferenza ha reso Cristo il perfetto sommo sacerdote che simpatizza con noi nelle nostre debolezze, tanto quanto la nostra momentanea, leggera afflizione ci rende capaci di portare l’immagine di Dio nel mondo, diventando anche noi intercessori comprensivi e partecipi, un popolo sacerdotale che fa suppliche, preghiere e ringraziamenti per il prossimo e i popoli.

ATTO IV (La Chiesa)
Scena X: Dio adottò
Riferimento: Gli Atti degli Apostoli e le epistole

Dio adottò un popolo che gode della figliolanza ed erediterà le promesse che hanno il loro in Cristo. Nelle scritture il termine ‘adozione’ spiega la natura del rapporto pattizio tra Dio e il suo popolo («Vi prenderò (...) sarò vostro Dio») e tra Dio e il suo re («Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio»). Uniti per fede a Cristo, il vero Figlio e il vero Re, riceviamo lo Spirito di adozione che attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio, nonché eredi di Dio e coeredi con Cristo del regno, della terra, e della vita eterna.

ATTO QUINTO

Il compimento

ATTO V (Il Compimento)
Scena I: Dio tornerà
Riferimento: Le epistole e l'Apocalisse

Dio tornerà e porrà rimedio a tutti i disordini che la nostra ribellione avrà causato. Ecco la manifestazione dei figli di Dio e la liberazione della creazione dal suo travaglio! Nella città del nostro Dio c’è l’albero della vita che porta il suo frutto per la guarigione delle nazioni. Non c’è più nulla di maledetto. Il lupo abiterà con l’agnello e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. Il regno di Dio irromperà nel mondo e Gesù regnerà: il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre. Amen, vieni, Signore Gesù!

ATTO V (Il Compimento)
Scena II: Dio giudicherà
Riferimento: Le epistole e l'Apocalisse

Dio giudicherà i vivi e i morti tramite colui che costituì il Giudice, cioè il Signore Gesù Cristo, la Luce che vince le tenebre. Dunque gioiscano i cieli ed esulti la terra poiché egli viene a giudicare. Guarda la mietitura! Il Signore risusciterà e raccoglierà i suoi, già resi giusti in Cristo, e li ricompenserà secondo le loro opere, e con lui regneranno nei secoli dei secoli. Allo stesso tempo chiamerà i ribelli a rendere conto delle proprie azioni, sradicando dal suo regno la zizzania perché essi preferiscono le tenebre alla luce; saranno tormentati giorno e notte, in  eterno. Chi crede in Gesù non è giudicato («il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui»). Chi non crede è già giudicato, perché non ha posto fiducia nel vero Figlio Gesù, il Re dell’età presente e di quella a venire.

ATTO V (Il Compimento)
Scena III: Dio glorificherà
Riferimento: Le epistole e l'Apocalisse

Dio glorificherà noi giusti, coronandoci di gloria e d’onore. Entrati nel riposo sabbatico che ci è riservato, noi adempiremo allo scopo per cui il Signore creò l’umanità. Ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quando Gesù sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo [finalmente] come egli è: la nostra fede diventerà visione. E noi, trasformati e rivestiti d’immortalità, daremo gloria a Dio e godremo per sempre la sua presenza.

ATTO V (Il Compimento)
Scena IV: Dio ricreerà
Riferimento: L'Apocalisse

Dio ricreerà affinché ogni cosa sia compiuta: sarà fatta la sua volontà, come in cielo così in terra. Egli asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima saranno passate. Saranno arrivati i tempi della restaurazione di tutte le cose ed erediteremo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiterà la giustizia. Fedeli e veritiere sono queste parole: la santa città, la nuova Gerusalemme, scenderà dal cielo da presso Dio, ed egli abiterà con gli umani. Essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. La santa città non avrà bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illuminerà e l'Agnello sarà la sua lampada. Le nazioni cammineranno alla sua luce e i re della terra vi porteranno la loro gloria.